Le grandi dimissioni dei medici ospedalieri piemontesi

da | Ott 22, 2023 | Primo Piano

Molti medici stanno smettendo di veder l’ospedale come un bel posto dove lavorare e passare gran parte del tempo.
Nonostante abbiano iniziato la professione con passione ed entusiasmo, sopportato nel corso degli anni sacrifici e rinunce, in molti si stanno disinnamorando del lavoro.

E questo deve preoccupare tutti.

Nel 2022 in Piemonte ben 332 medici ospedalieri si sono licenziati volontariamente per cambiare lavoro. Rappresentano il 4% dei medici ospedalieri della Regione.
Questo dato è al netto dei pensionamenti e delle dimissioni rassegnate per poi però rientrare nel Sistema Sanitario pubblico ma in un’altra ASL.
I numeri sono sovrapponibili al 2021, quando si erano dimessi 331 colleghi, il 27% in più del 2020.
Se nel 2021 avevamo giustificato l’incremento attribuendolo a un possibile scivolamento al 2021 di coloro che avevano programmato le dimissioni nel 2020 e poi erano rimasti in servizio per aiutare a gestire l’emergenza Covid, ora non è più così.
I numeri sono alti, sempre e costantemente alti.

Quasi un medico al giorno in Piemonte sceglie di licenziarsi.

Di questi 332 colleghi, 40 si sono dimessi per andare a lavorare nella medicina convenzionata:  10 sono pediatri che hanno scelto di lavorare come pediatri di libera scelta; 10 hanno optato per la medicina di famiglia e 18 sono diventati specialisti ambulatoriali.
Questo dato è in crescita negli anni: erano 35 nel 2021, 22 nel 2020 e 23 nel 2019.
Gli altri 292 colleghi, hanno optato per la libera professione con partita IVA, per il lavoro in ambulatori convenzionati o negli ospedali  privati.
Il lavoro a partita IVA e negli ambulatori convenzionati consente certamente una maggiore autonomia e flessibilità di orario rispetto alla dipendenza nel SSN, oltre alla possibilità di un trattamento fiscale agevolato del reddito prodotto. 

LE DONNE ABBANDONANO DI PIÙ
Tra quanti scelgono di abbandonare il servizio sanitario regionale per il privato o per la medicina convenzionata si riscontra una prevalenza del genere femminile: sul totale dei medici che si sono trasferiti al privato il 53% è donna, mentre tra quanti sono passati al convenzionato le donne rappresentano il 67,5%. Questo dato è confermato anche dalle analisi svolte per gli anni passati. È probabile che su questa scelta giochi un ruolo la mancanza di turni, la diminuzione delle reperibilità notturne e festive e gli orari più flessibili, che meglio si conciliano con la gestione degli impegni familiari.

DA QUALI AZIENDE VANNO VIA I MEDICI?
Per capire se ci sia o meno malessere in qualche Azienda Sanitaria, abbiamo fotografato le dimissioni per singola Azienda, in numero assoluto ed in percentuale al numero di medici dipendenti.
Questa prima tabella analizza la distribuzione dei medici che si sono licenziati per passare alla medicina convenzionata o al privato.

DATI 2022 – Cessazioni per passaggio alla sanità privata/convenzionata

AZIENDAMEDICI DIMESSITOTALE MEDICI% USCITE PER CIASCUNA AZIENDA
AO ALESSANDRIA293807,6
ASL AL314407,0
ASL VCO192707,0
ASL AT223676,0
ASL BI152745,5
ASL VC162995,4
ASL NO132694,8
AOU S. LUIGI132754,7
AO CUNEO204374,6
ASL CN2112784,0
AOU NOVARA215993,5
ASL CITTA’ DI TORINO359993,5
ASL CN1175223,3
ASL TO4146112,3
AOU CITTA’ DELLA SALUTE E DELLA SCIENZA DI TORINO3015461,9
ASL TO395631,6
AO MAURIZIANO53531,4
ASL TO543731,1
IRCCS – ISTITUTO PER LA RICERCA E CURA DEL CANCRO4705,7
PRESIDIO SANITARIO GRADENIGO4964,2
TOTALE33290213,7

E’ molto critico il dato della provincia di Alessandria, sia AO che ASL, che risulta quasi doppio rispetto alla media regionale. In particolare l’Azienda Ospedaliera di Alessandria per il terzo anno consecutivo è quella da cui vanno via più medici.  A seguire, le Aziende del Verbano Cusio-Ossola, Asti, Biella e Vercelli, tutte con quote di medici in fuga al di sopra del 5% del totale. Le Aziende che registrano le maggiori dimissioni volontarie sono tutte in “provincia” ad eccezione della Provincia di Torino: TO4 – TO3 e TO5 sono ampiamente sotto la media regionale. Nel 2022, all’interno della città metropolitana di Torino, registrano più cessazioni di medici l’AOU S. Luigi, con il 4,7% di medici licenziati e l’ASL Città di Torino con il 3,5%.

QUALI SONO GLI SPECIALISTI CHE MAGGIORMENTE FUGGONO DAL SSR?
Nel 2022 la maggioranza dei medici che si dimettono volontariamente sono specialisti in Anestesia e Rianimazione, disciplina che già gli scorsi anni cedeva numerosi medici al privato: sono 35 nel 2022, erano 30 nel 2021, 31 nel 2020 e 32 nel 2019.
Seguono Psichiatria e Medicina e Chirurgia d’Accettazione e Urgenza, anche quest’ultima una delle specialità che da anni conta un numero elevato di fughe.

DATI 2022 – Dimissioni volontarie per specialità

Anno 2022Dimissioni volontarie
ANESTESIA E RIANIMAZIONE35
PSICHIATRIA24
MEDICINA E CHIRURGIA D’ACCETTAZIONE E URGENZA23
CARDIOLOGIA17
OFTALMOLOGIA15
PEDIATRIA15
GINECOLOGIA E OSTETRICIA14
MEDICINA LEGALE14
ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA14
RADIODIAGNOSTICA14
CHIRURGIA GENERALE12
MEDICINA INTERNA11
UROLOGIA10
ANATOMIA PATOLOGICA8
NEFROLOGIA8
ONCOLOGIA8
DERMATOLOGIA E VENEROLOGIA7
MEDICINA FISICA E RIABILITAZIONE7
CHIRURGIA VASCOLARE6
GASTROENTEROLOGIA6
OTORINOLARINGOIATRIA6
MEDICINA DEL LAVORO E SICUREZZA DEGLI AMBIENTI5
NEUROLOGIA5

Se è oramai ben nota la scarsa attrattività dell’Emergenza – Urgenza, perché area molto disagiata e con numerosi turni notturni e festivi, colpisce invece il numero degli psichiatri che decidono di dimettersi dal posto di lavoro: sicuramente gli organici ridotti e l’incremento del carico di lavoro dopo la pandemia Covid, per il preoccupante aumento delle diagnosi psichiatriche, hanno inciso sui numeri della fuga.
Le dimissioni volontarie determinano un perverso circolo vizioso: organici ridotti causano aumenti tali del carico di lavoro che i colleghi decidono di licenziarsi, peggiorando ulteriormente gli organici.
Quando come Sindacato chiediamo di assumere, ci viene risposto che non si trovano specialisti, e che i concorsi vanno deserti. Ma sarebbe già un gran traguardo per la Sanità Regionale, riuscire a trattenere nel sistema i propri dipendenti. Cercare di rendere loro il lavoro meno usurante, valorizzarli, investire nella loro formazione, coinvolgerli nelle scelte.
Invece, accanto agli stipendi meno pagati d’Europa, abbiamo un lavoro che obbliga a sacrificare la vita privata, che mortifica le ambizioni di carriera e di realizzazione professionale.
Il clima lavorativo negli anni si è rovinato, il tanto odiato carico di lavoro burocratico è ulteriormente peggiorato, le aggressioni da parte dei pazienti sono in aumento, come anche le denunce.
I medici devono gestire con equipe ridotte negli ultimi anni mediamente del 20-30% uguali carichi di lavoro di prima, senza contare l’obiettivo di smaltire le eterne liste d’attesa.
Una dottoressa che ha deciso di lasciare, ha descritto la sua situazione come quella di un criceto nella ruota: vai avanti fino all’esaurimento, senza accorgerti. Solo quando sei fuori riesci a vedere lucidamente quanto pesante e frustrante fosse il tuo lavoro. 
Chi può, dice basta. E cerca le vie di fuga. 
Ma se a livello individuale i licenziamenti sono assolutamente comprensibili, in un’ottica di sistema, è a rischio la tenuta del SSN.
E’ necessario che queste scelte individuali diventino una protesta collettiva.

Che le voci singole si uniscano in un’unica e potente richiesta di cambiamento.

Chiara Rivetti
Segretaria Regionale Anaao Assomed Piemonte

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