Nonostante la Pandemia da Covid-19, le risorse destinate al SSN sono in calo e i carichi di lavoro in costante aumento, sia per la “gobba pensionistica” che per la fuga verso il privato o il settore convenzionato di molti professionisti della sanità, in costanza di un tetto alla spesa del personale che si appresta a celebrare i 20 anni.
Negli ultimi anni ogni medico ha visto crescere in modo esponenziale la “quantità” e “l’intensità” della propria attività lavorativa, spesso a discapito della qualità del servizio erogato.
Anaao si propone di indagare il disagio e le attuali difficoltà vissute quotidianamente dai medici, sia in termini psicologici che fisici.
I responders sono per il 49,72% di sesso femminile e per il 50,28% di sesso maschile. Per quanto riguarda l’età, il nostro campione è maggiormente rappresentativo delle fasce di età tra i 30 e i 40 e tra 51 e 60 anni.
In merito alla area di lavoro, 21,47% ha risposto di lavorare in Pronto Soccorso, il 46,33% in Area Medica, il 18,64% in Area Chirurgica, il 10,73% nei Servizi (microbiologia, anatomia patologica, radiologia etc.), lo 0,56% in Anestesia e Rianimazione ed il 2,26% in Direzione Medica.
Come indicatori del carico di lavoro sono stati considerati il numero di pazienti seguiti mediamente dal singolo medico: il 35,80% riferisce di visitare un numero di pazienti tra da 7 a 11.
Il 25,31% riferisce di visitarne tra 12 e 16, il 7,41% tra 17 e 22 e ben l’11,73% oltre i 22 pazienti (grafico 1).
Grafico 1. Indagine sul rapporto medico/numero di pazienti-posti letto per Unità Operativa.
Coerentemente con questi dati, il 98,3% del nostro campione reputa di essere sottoposto ad un eccessivo carico lavorativo.
Preoccupa il fatto che oltre il 58,19% degli intervistati dichiari di essere sottoposto ad un carico decisamente elevato o di essere vicino al “burn out” (24,86% grafico 2)
Grafico 2. Indagine sulla percezione di un “carico lavorativo eccessivo”.
La percentuale di responders che ritiene che la propria vita privata sia negativamente condizionata dall’attività lavorativa o, addirittura di non riuscire ad avere una vita personale soddisfacente, è circa dell’85% (grafico 3).
Grafico 3. Indagine sulla percezione di un impatto negativo del lavoro sulla vita privata.
Alla domanda “In che modo ti condiziona?”, il 71% risponde “Soprattutto nel rapporto con partner/figli”.
Il 52,3% “Soprattutto nella possibilità di coltivare i propri hobbies”, il 21% “Soprattutto nella possibilità di viaggiare” ed il 33,52% “Soprattutto nella possibilità di praticare sport”.
Solo il 2,3% ha risposto “Non mi condiziona”. (grafico 4)
Grafico 4. In che modo il lavoro condiziona la tua vita privata (massimo due risposte)
Per quanto riguarda i turni di lavoro notturno, il 27,12% degli intervistati effettua da 1 a 3 turni mensili, il 26,55% da 4 a 5 turni, il 5,65% tra 6 e 7, e il 6,21% più di 8 turni (grafico 5).
Grafico 5. Indagine relativa al numero medio di turni di guardia notturna/mese
La percentuale dei Colleghi che riferiscono che nel loro reparto/servizio è garantito il riposo di almeno 11 ore continuative dopo il turno di guardia notturno è del 74% (grafico 6). Solo un 13,64% riferisce di non recuperare. Tale dato sembra indicare un maggiore recepimento della Legge n. 161 del 30 Ottobre 2014 che sancisce per il medico il diritto a undici ore di riposo consecutivo ogni ventiquattro ore.
Grafico 6. Indagine sul rispetto del riposo di almeno 11 ore continuative dopo un turno di guardia notturna.
Alla domanda se sia garantito il recupero del giorno festivo non usufruito per reperibilità attiva/passiva la maggioranza, il 53% dei responders ha risposto di no, solo il 35% di sì ed una quota del 12,50% non so (grafico 7).
Grafico 7. Indagine sul rispetto del recupero del giorno festivo non usufruito per reperibilità attiva/passiva.
Il 42,20% dei responders riferisce di coprire mensilmente 2/3 turni di guardia attiva nei week-end e ben il 21% ne copre 4/5, il che significa che lavora oltre due week-end interi al mese.
Infine, ben il 5,20% lavora dai 6 ai 7 turni festivi ogni mese.
L’eccessivo carico di lavoro di cui sono oberati i colleghi è ben evidente anche dal numero di reperibilità mensili a loro attribuite: fino a 10 per il 10%, fino a 7 per un altro 13,45 %. Ma il dato preoccupante è che nel 4,68% dei casi viene violata la normativa contrattuale, perché vengono attribuite oltre 10 reperibilità al mese, quando il limite, ancora più stringente con il nuovo CCNL, è proprio di 10 (grafico 8).
Grafico 8. Indagine sul numero di turni di reperibilità (notturna e festiva) per mese.
Ben il 22% dei responders lavora oltre 250 ore in più ogni anno: in questi casi l’Azienda viola la normativa europea sull’orario di lavoro e può essere denunciata alla procura del lavoro.
Merita inoltre sottolineare che lavorare 250 ore in più in un anno, oltre ad essere illegittimo, è come non avere il diritto alle ferie. Il 21% riferisce invece di lavorare tra le 150 e 250 oltre il proprio orario contrattuale e il 32,20% fino a 150 (grafico 9).
Grafico 9. Indagine sul monte orario straordinario effettuato nel 2022.
La percentuale di medici che dichiarano di lavorare tra le 150 e oltre le 250 ore in surplus su base annuale è del 43%.
Solo nel 3% dei casi queste ore eccedenti sono remunerate e solo il 24% riesce a recuperarle senza difficoltà.
In sostanza, nel 18% dei casi i medici “regalano” una parte del proprio lavoro alle aziende, perché tutte le ore in più che fanno non sono né remunerate né recuperate con le necessarie ore di riposo compensative.
Il lavoro eccedente non remunerato demotiva fortemente il lavoratore, e disincentiva le aziende ad assumere (perché dovrebbero, se il lavoro da pagare ad un neoassunto viene fatto volontariamente da altri?).
In questo quadro di sovraccarico di lavoro, i medici non solo fanno ore lavorative ulteriori rispetto a quanto previsto contrattualmente, ma non riescono neanche ad usufruire adeguatamente dei giorni di recupero.
Infatti, ben il 31% dichiara di riuscire saltuariamente ad usufruire dei giorni previsti, il 12% lo fa raramente e addirittura il 6% non riesce ad usufruirne mai (grafico 10).
Grafico 10. Indagine sulla possibilità di usufruire dei giorni di riposo previsti, in accordo con la dotazione organica e le attività di reparto/servizio.
A questo si aggiunge la difficoltà ad utilizzare le 3,5 ore settimanali previste per l’aggiornamento professionale: il 12% non usufruisce mai di queste ore, il 32% lo fa raramente, un altro 40% saltuariamente. Solo il 3% dei colleghi dichiara di riuscire ad aggiornarsi come normato contrattualmente (grafico 11).
Grafico 11. Indagine sull’utilizzo delle ore dedicate all’aggiornamento per partecipare a corsi/congressi o per ricerca scientifica, in relazione alla dotazione organica e alle attività ordinarie.
Le carenze di organico non impongono solo un eccessivo carico di lavoro ai dirigenti dipendenti, ma spesso si concretizza nella scelta di esternalizzare le guardie ad agenzie di somministrazione lavoro, le cosiddette cooperative. Per il 25,42% dei responders è stato infatti necessario ricorrere ai medici a gettone con elevatissima frequenza, per un altro 10% più saltuariamente.
Nelle domande successive è stata indagata l’attività su più Presidi: per il 23% dei responders l’attività è sempre organizzata su più Presidi, per il 22% spesso/saltuariamente.
Il nuovo CCNL viene in soccorso a questi colleghi normando in modo perentorio le guardie e le reperibilità su più presidi, vietando all’art. 29 comma 1 lett. c e all’art.30 comma 3 la coesistenza di entrambe.
Alla domanda successiva è stata fotografata la valorizzazione professionale, indagando l’attribuzione di un incarico dopo i 5 anni di anzianità: nel 52% dei casi è stato riconosciuto un incarico di base con conseguente adeguamento stipendiale, nel 16% dei casi è stata attribuita un’alta specialità e nel 10% una struttura semplice.
Ma purtroppo nel 21% dei casi non è stata riconosciuta alcuna posizione né alcun adeguamento dello stipendio (grafico 12).
Grafico 12. Indagine su riconoscimento di incarichi e posizioni.
La gravidanza non è sostituita nell’82% dei reparti degli intervistati. Solo per il 4% è sostituita entro i due mesi e per il 14% dopo oltre due mesi.
Una domanda che davvero fa capire la voglia di “fuga” dei medici dal SSN è la numero 26: “Lasceresti il tuo lavoro o hai pensato di licenziarti?”.
Infatti ben il 69,32% ha pensato di licenziarsi e lascerebbe il proprio lavoro: il 21,6% per passare a sanità privata, il 15,3% per passare a attività convenzionata (MMG o attività ambulatoriale), il 7,4% per trasferirsi all’estero e il 25% per motivi personali. Solo il 31% non lascerebbe il suo lavoro e non hai pensato di licenziarsi (grafico 13).
Grafico 13. Indagine sull’ipotesi di lasciare la propria posizione lavorativa.
Dr.ssa Chiara Rivetti
Segretaria Regionale Anaao Assomed Piemonte